sabato 9 novembre 2013

FOLLIA E SRAGIONE

L'associazione culturale Rizoma incontra il prof. Mario Galzigna in occasione della recente pubblicazione del suo libro "Rivolte del pensiero. Dopo Foucault, per riaprire il tempo".
Fra i temi del libro, ritroviamo il tentativo di leggere, di guardare, di intendere la follia al di là della confisca istituzionale. Un'esigenza, questa, avvertita già da Michel Foucault - che della psichiatria ha investigato la dimensione coercitiva, le dinamiche di potere insite nel sapere psichiatrico, la riduzione del mondo della sragione a cosa medica da diagnosticare - e che Galzigna riprende e ripropone oggi, con Foucault e dopo Foucault. Interrogando i saperi tecnici delle scienze psi, il filosofo punta ad individuare i buchi delle reti teoriche, i momenti cioè in cui le categorie non riescono ad afferrare i fenomeni. Momenti preziosi, occasioni per una riflessione epistemologica. Occorre ribadire il primato dell'empirico sul categoriale, ci dice Galzigna.
Una possibilità di occuparsi della follia, dell'esperienza della follia fuori dai regimi discorsivi e disciplinari che la inquadrano, sta nella letteratura, nel testo di Joyce, di Artaud, nel linguaggio schizofrenico, dove la parola si disarticola, si libera dalle catene del senso e viaggia in direzione non dell'altro ma del mondo, dell'universo. Proseguendo su questa linea, è possibile rintracciare in tali luoghi, non tanto e non solo l'evento che minaccia la ragione, la normalità, l'evento da esorcizzare per mezzo dell'atto medico, ma le rivolte del pensiero, la dimensione insorgente, spaesante, sovvertitrice del pensiero.
Cosa ci fa un filosofo nella casa dei pazzi? Rilanciamo oggi la questione che già Esquirol, protagonista della psichiatria francese ottocentesca, si poneva. L'associazione Rizoma nasce con l'intento di creare spazi che ospitino la molteplicità, spazi di ibridazione, di contaminazione dei saperi, fra i saperi, con le pratiche. L'incontro con Mario Galzigna, in questo senso, con il suo lavoro, che si incrocia col nostro desiderio, ci sembra un momento prezioso.

AS


IL CORPO DEL LINGUAGGIO

Non c’è psicoterapia che non si articoli nella parola. La parola è il dispositivo fondamentale di qualsiasi cura “psi”. Seguendo la preziosa indicazione di Mario Galzigna, di un’epistemologia della connessione nel campo “psi”, credo che sia possibile rilevare il terreno comune a tutte le pratiche psicoterapeutiche – e forse anche a tutte le pratiche terapeutiche –  nella parola.

(Continua su hæcceit@s web. Rivista online di filosofia, cultura e societàhttp://haecceitasweb.com/2013/10/03/il-corpo-del-linguaggio/)


IL POSTO DEL SOGGETTO NELLA LOGICA STRUTTURALE

Esiste, all’interno degli studi lacaniani, uno snodo teorico molto importante. Dopo aver preso le mosse dall’ambiente culturale dello strutturalismo, Lacan deve compiere un ulteriore movimento per identificare la psicoanalisi come scienza del particolare il cui oggetto di studio sia la verità del soggetto. In effetti, le premesse teoriche dello strutturalismo portano da tutt’altra parte.

(Continua su Critica Impura: http://criticaimpura.wordpress.com/2013/07/05/il-posto-del-soggetto-nella-logica-strutturale-jacques-lacan-e-la-sovversione-inaspettata/)


CLAUDE LEVI-STRAUSS E L'ANTROPOLOGIA STRUTTURALE

Il sapere antropologico, per Lévi-Strauss, deve raccogliere in un sistema le differenze che provengono da fattori storici, sociali, ambientali, e le invarianze del funzionamento del pensiero umano. La ricerca di invarianti e di regolarità nel magma dei fenomeni sociali e la prevalenza accordata alle relazioni tra i termini di un insieme metodologicamente isolato, piuttosto che ai termini stessi, sono le caratteristiche del lavoro antropologico di Claude Lévi-Strauss (nonché dell’indagine strutturalista tout court). Infatti per Lévi Strauss “Il principio fondamentale è che il concetto di struttura sociale non si riferisca alla realtà empirica, ma ai modelli costruiti in base ad essa”.