sabato 15 febbraio 2014

HOLY MOTORS


«La bellezza? Si dice che è nell'occhio, nell'occhio di chi guarda.»
«E se non c'è più nessuno a guardare?»

Per cosa si vive? Cosa ti spinge in avanti? Qual è il tuo sacro motore?
Se non c’è più nessuno a guardare, il lavoro da fare sarà doppio. Far esistere prima l’Altro, il motore delle nostre azioni e della nostra bellezza, aprire gli occhi del pubblico. Poi e solo poi, è possibile la scena. E quanti personaggi bisogna interpretare, quanta bellezza si deve produrre per tenere in vita il pubblico. Ma queste sono le regole del gioco (del cinema o della vita?).
Alla fine, abbiamo addosso la stanchezza del protagonista, della sua giornata lavorativa passata a recitare, emozionare, combattere, essere questo e quello, bello e brutto, per poi scoprire di essere niente o nessuno fuori dal campo visivo, fuori dalla scena che il suo sacro motore crea. E la nostalgia di quando la telecamera era ben visibile, quando «le macchine erano più pesanti di noi». Come a dire: ciò che mi fa vivere è il tuo sguardo, e che sia ampio, che sia grande.
La bellezza del gesto è tale per l’occhio che la guarda, ma la questione che si pone qui non è più di natura estetica. Quando l’occhio è ristretto fino a sembrare chiuso, quando la macchina da presa è diventata invisibile, «cos’è che ti fa andare avanti?».
AS



Holy Motors, di Leos Carax, 2012