Oggi è Martedì. Secondo un detto tradizionale, avrei potuto aspettare domani per cominciare a scrivere.
Mi chiamo Alessandro, 24 anni, studio psicologia clinica all'università di Urbino. Sono alla fine dell'ultimo anno di studi. Apro questo blog perchè penso sempre un sacco di cose, molte delle quali riguardano il mio ambito, le scienze psi. Ho deciso di creare uno spazio dove (spero) poterle esternare, espormi alle critiche e apprendere qualcosa di nuovo dal pensiero degli altri, cambiare un'idea o rafforzarne un'altra.
Il dibattito (?) che si crea nelle aule universitarie è spesso insoddisfacente per me, e penso che esista una forte tendenza ad adagiarsi su un particolare tipo di sapere che ha sempre le stesse caratteristiche: la novità, la semplicità, la operazionalizzabilità. L'ultima, in particolare, è secondo me la chiave per comprendere il pensiero alla base dell'attuale psicologia. Questo sapere lo considero, inoltre, a volte stagnante, ripetitivo e riciclato.
Credo, poi, che la logica dell'insegnamento universitario possa, il più delle volte, essere rappresentata come un riempire dei vasi. Personalmente, ho sempre trovato maggior soddisfazione ad immaginarmi come una fiamma da alimentare piuttosto che come un vaso da riempire, e a sentirmi pensato dai professori in questo modo.
La cosa che più di tutte mi muove a scrivere qui è il costante arginamento della psicoanalisi che si legge sui libri di testo. Non di tutta la psicoanalisi però, perchè esiste una grande parte che, nel corso degli anni, ha assunto sembianze più morbide, più convincenti, più operazionalizzabili, per presentarsi al cospetto della Scienza e per poter farne parte. Fino a cambiare nome! Non "psicoanalisi" ma "psicoterapia dinamica".
Di tutti i dibattiti che si potrebbero aprire intorno a questo grosso tema, a me interessa uno in particolare: quella psicoanalisi che ha scelto di non aderire al discorso conformistico della Scienza oggi è, dai più, vista come inefficace, non empirica. Termini come "ortodossa", "classica" e anche "psicoanalisi" sono indicatori, per chi studia, di un discorso antico e palesemente non più efficace. "Pulsione", "Edipo", "Castrazione", fino ad arrivare alle tristi sorti di "Inconscio" che oggi è "Inconsapevole", "Implicito". Così uno studente incontra puntualmente questi termini e, a seguire, frasi come "oggi non si pensa più...", "oggi i terapeuti preferiscono pensare che...". Non esiste una controparte! Nessuno risponde! Non vengono mai spiegati i passaggi attraverso i quali oggi è giustificata la scelta di moderare, limitare, il linguaggio e la mentalità psicoanalitici, se non qualche riferimento storico privo di spiegazione. Gli studenti, così, imparano che la psicoanalisi è inefficace, superata. Imparano solo questo. Molti non sanno se è realmente così, per quali motivi; insomma non c'è argomentazione.
Ho pensato di utilizzare questo blog per mettere in discussione, con chi leggerà, argomenti che troppo spesso, nel mondo accademico, passano come ovvi.
Io credo che esista una forte avversione a tutto ciò che è ascrivibile al campo dell'inconscio e di pari passo va il tentativo scientista di far quadrare i conti, di operazionalizzare. Applicare il metodo scientifico alla dimensione psichica significa salvare tutto quello che è logico e dotato di senso e scartare tutto quello che non ha senso e non rientra nel regolamento. è questo il discorso alla base, per esempio, dei disegni di ricerca randomizzati e controllati.
I libri di testo universitari sono allagati da un linguaggio ultratecnico e ultrascientifico che mi fa sempre pensare ad un nulla. Ogni volta che, mentalmente, decifro quelle catene di significanti, mi accorgo che manca il soggetto! Manca il soggetto dell'inconscio. Questo, per me, è un altro motivo di insofferenza.
Ho intenzione di scrivere dei post citando alla lettera qualche riga che incontro studiando, così da mettere in movimento discorsi che sembrano scritti sulla pietra.
Spero davvero di avere delle discussioni gustose, fatte di parole cariche di soggettività.
AS