lunedì 25 aprile 2016

LACAN A ROVESCIO

Dopo un primo lungo lavoro sulla logica del significante e su come sono presi e articolati in tale logica soggetto, desiderio e godimento, Lacan prende alla lettera l’idea che il linguaggio faccia corpo, che il corpo umano sia costituito, segnato, marchiato dal significante, ma in maniera tutt’altro che simbolica, «da non intendersi per nulla come metafora». Dice Pagliardini: «l’altro versante del significante è caratterizzato invece dall’essere sempre in atto come rovescio di questo e di esserlo nella “forma” alluvionale di un ammasso di elementi sparsi, come corpo sonoro, “corpo contundente”». Il campo d’indagine di Pagliardini è dunque questa altra, problematica, faccia del significante.

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sabato 16 aprile 2016

IL VUOTO AL CENTRO DEL REALE. SULLA FEDELTA' ALLA COSA

La rappresentazione e il vuoto, suo impossibile. Quale intreccio, quali implicazioni, tra psicoanalisi e arte?

Nel testo che prendo come riferimento in questo lavoro, il Seminario VII di Jacques Lacan, lo psicoanalista avvia il suo primo studio dettagliato di ciò che lui stesso definirà il registro del reale e delle implicazioni profonde del rapporto impossibile che l’uomo vi intrattiene. Sappiamo infatti come l’essere umano sia caratterizzato dal dispositivo del linguaggio, che si pone come termine antitetico al reale, da cui il celebre aforisma hegeliano “la parola uccide la cosa”. Ed è proprio la Cosa, con la maiuscola, la freudiana Das Ding, che è alla base, all’origine – un’origine sempre già cancellata – della struttura del soggetto. La questione fondamentale per la psicoanalisi lacaniana, a partire dal Seminario vii è: in che rapporto stanno soggetto e Cosa? Il soggetto è classicamente una mancanza-a-essere, un niente, una inconsistenza che è “rappresentata da un significante per un altro significante”; Das Ding è l’elemento la cui perdita innesca l’apparato psichico tutto. Da questa speculazione intorno al vuoto e a quelle che potremmo definire le assenze fondanti l’individuo, si apre un nuovo lungo periodo dell’insegnamento dello psicoanalista parigino. Un altro modo di intendere questa psicoanalisi potrebbe essere questo: un’indagine su ciò che del simbolico si è sempre conosciuto, cioè la dimensione dell’assenza necessaria alla nascita del simbolo, ma su cui si è sempre fatta poca attenzione. Prendendo sul serio il versante della assenza della Cosa, la conseguenza importante e ineludibile è che la Cosa per l’umano – animale di linguaggio – è da sempre assente, cancellata; la natura è persa, l’origine mitizzata, l’istinto pervertito dalla presenza del linguaggio e della cultura. [Continua su Critica Impura]





Secondo capitolo, "La funzione del bello. Il soggetto a un passo dall'eclissi". Seconda parte: https://criticaimpura.wordpress.com/2016/03/30/6121/

Terzo capitolo, "Il girotondo della memoria. Note su 8½ di Federico Fellini". Prima parte:
https://criticaimpura.wordpress.com/2016/04/10/il-girotondo-della-memoria-su-8%C2%BD-di-federico-fellini-12/


Terzo capitolo, "Il girotondo della memoria. Note su 8½ di Federico Fellini". Seconda parte:
https://criticaimpura.wordpress.com/2016/04/12/il-girotondo-della-memoria-su-8%C2%BD-di-federico-fellini-22/

Conclusioni: https://criticaimpura.wordpress.com/2016/04/22/il-girotondo-della-memoria-su-8%C2%BD-di-federico-fellini-conclusioni/